Vanno in direzioni opposte le politiche monetarie di FED e BCE. Powell si mostra più falco di Lagarde e questo spinge tassi USA e biglietto verde a sua volta favorito da un clima geopolitico sempre più teso. Il differenziale di crescita e inflazione attesa tra America e Europa si amplia alimentando flussi a favore di asset americani che però dovranno fare i conto con questi tassi probabilmente per tutto il 2024.
Settimana ricca di eventi quella appena conclusa con la pubblicazione del dato di inflazione americano e la riunione della BCE. Nulla di fatto da Francoforte ma apertura sul taglio dei tassi, mentre l’inflazione americana continua a salire. Soprattutto il dato core ha preoccupato i mercati azionari e obbligazionari. Bene il dollaro anche sull’onda dei venti di guerra.
Powell fa il pompiere e invita alla prudenza sul taglio dei tassi. L’economia continua a sfornare dati incoraggianti anche sul fronte dell’occupazione e così le borse stoppano i loro rialzi mentre i rendimenti sui bond risalgono. Il dollaro tenta l’assalto ad un euro dove l’inflazione è sempre più in contrazione, ma senza successo. I supporti di EurUsd per il momento reggono.
In una settimana avara di dati Powell ha smussato i toni da colomba emersi nell’ultimo Fomc indicando che se l’inflazione non scenderà i tassi rimarranno alti più a lungo. Confermato dal Presidente della FED che difficilmente si ritornerà a vedere tassi di interesse come quelli pre-pandemia. Il dollaro ne ha approfittato per ritentare l’assalto ai supporti di 1,08.
Non sembrano esserci grandi problemi nella gestione dell’inflazione secondo la FED, pur in un contesto di crescita economica rivista al rialzo che promette ancora pressioni dal lato della domanda. Non occorre tirare ulteriormente il freno secondo Powell, con i Dot Plots che indicano in tre il numero di taglio nei tassi per l’anno in corso. Dollaro che tiene le posizioni confermando la valenza dei supporti di area 1,08 contro euro ma al tempo stesso le difficoltà per l’euro a salire oltre.
L’inflazione americana rimane saldamente in zona 3% mostrando addirittura un rialzo a febbraio. Mercati comunque convinti che nel 2024 i tagli saranno tre anche se molto dipenderà dal mercato del lavoro con le elezioni di novembre che potrebbero portare ad una certa neutralità Powell. In Europa prosegue la striscia di dati negativi ma l’euro si mantiene saldamente sopra i supporti.
Powell davanti al Congresso ha confermato ciò che i mercati volevano sentirsi dire. I tassi scenderanno nel corso del 2024 anche se la velocità con cui si procederà dipenderà dall’inflazione e dalla sua resilienza. La BCE mantiene intanto invariati i tassi nel meeting di marzo e l’euro si rafforza sopra i supporti chiave di 1,08.
Poche novità macro arrivate dai mercati nella settimana appena conclusa se non che la retorica dei banchieri centrali americani sembra virare verso una prudenza che a suo volta sembra ritardare la partenza dell’easing monetario. In Europa continuano a restringersi gli spread tra titoli periferici e Bund ma l’inflazione rallenta e i dati macro sono deludenti. Euro che ha reagito in modo eccellente sui supporti confidente su interventi a breve della BCE.
Poche news in arrivo dagli Stati Uniti dove il mercato assume più realismo circa l’evoluzione della politica monetaria. In un alternarsi di dichiarazioni dei vari banchieri centrali il mercato ha preso atto che ribassi nel costo del denaro non ci saranno prima dell’estate. Intanto in Europa riviste al ribasso tutte le stime di crescita ma anche qui si allontana il taglio dei tassi e l’euro recupera terreno.
Il dato sulla variazione annuale dei prezzi al consumo americana ha stupito in negativo gli analisti anche nel dato core depurato dalle componenti volatili. Si allontana il taglio dei tassi negli Stati Uniti mentre è tema attuale nell’area Euro dove il rallentamento economico è evidente. L’euro perde i supporti chiave ma ancora nulla è deciso.