Si avvicinano i due meeting di maggio della FED e della BCE. In due giornate consecutive le banche centrali più importanti al mondo aumenteranno ancora i tassi di interesse seppur con due passi diversi. Ormai il mercato sta prendendo atto che trascorrerà un lungo periodo prima di assistere al taglio nel costo del denaro. Intanto l’euro riprova, senza successo, l’assalto alle resistenze di 1,10.
Il dato di inflazione americano sta mostrando un raffreddamento, ma non ancora un incendio spento definitivamente. Soprattutto il dato core dei prezzi al consumo si mantiene elevato e sopra i tassi ufficiali, costringendo la FED a predicare prudenza nel valutare tagli nel costo del denaro. In Europa, intanto, l’euro forte potrebbe rendere più semplice il lavoro di una BCE che comincerà nella prossima riunione a rallentare il passo sul rialzo dei tassi. EurUsd di nuovo a ridosso delle resistenze cruciali
Mentre il mercato continua a scommettere su almeno due tagli dei tassi di interesse in America entro fine anno la FED, per bocca di alcuni suoi esponenti ribadisce che i tassi reali devono mantenersi in territorio positivo e restrittivo per sconfiggere l’inflazione. Gli indici anticipatori intanto confermano il rallentamento economico, più forte in USA che in Europa. E l’euro ne approfitta per ritestare le resistenze.
Apparentemente il sistema bancario americano ha retto al fallimento di SVB, quello europeo pure alla “svendita” di Credit Suisse a Ubs anche se ora le tensioni si accaniscono su Deutsche Bank. E così la FED decide di stringere ancora sui tassi con un rialzo di un quarto di punto con Powell che esclude manovre al ribasso del 2023. Il mercato non ci crede e vende dollari riportando EurUsd in zona 1,10 prima di una nuova ondata di panic selling.
Il salvataggio della banca svizzera Credit Suisse e il fallimento delle banche californiane riporta le lancette dell’orologio al 2008. Le banche centrali tornano ad agire con un problema in più. L’inflazione che non molla la presa così facilmente. La BCE intanto decide di proseguire per la sua strada aumentando i tassi di interesse di 50 punti base. Prossima settimana parola alla FED
Il dollaro ha risposto in modo eccellente alle parole di Powell che praticamente ha ammesso che la banca centrale dovrà fare di più per combattere un’inflazione e soprattutto un mercato del lavoro troppo tonico e resiliente. Situazione analoga anche in Europa con la BCE attesa ad un nuovo rialzo nel costo del denaro di 50 punti base. Intanto sullo sfondo cominciano a fallire banche americane che potrebbe rimettere in discussione la politica della FED.
Il dollaro ha tentato di riprendere la sua marcia ma ha trovato un euro caparbio sulla sua strada. I dati di inflazione europei peggiori delle attese hanno rimesso al centro le aspettative di manovre BCE più intense del previsto mentre negli Stati Uniti il mercato abbondona l’idea di vedere un taglio del costo del denaro nel 2023.
Bene ma non benissimo, questo il quadro emerso dall’ultimo verbale del FOMC. Una FED quindi non disposta ad accontentare il mercato e un dollaro che di conseguenza reagisce positivamente all’idea che il rialzo dei tassi di interesse in America non sia esaurito anche perché l’inflazione si mostra più resistente del previsto . Una interessante figura tecnica emerge intanto dai grafici di EurUsd
Il mercato ha congelato le sue posizioni dopo che il dato dell’inflazione americana ha mostrato un rallentamento minore delle aspettative. Si attenderanno i meeting delle banche centrali a marzo con la dinamica del cambio che probabilmente si manterrà in un ristretto range correttivo fino a quella data prima di prendere una direzione più precisa.
Il mercato prende atto delle parole di Powell che indicano ancora troppa esuberanza nel mercato del lavoro rendendo necessarie nuove manovre rinviando così al 2024 il ribasso nei tassi. EurUsd attacca senza troppa convinzione i primi supporti confermando per ora il trend rialzista.