Gli Stati Uniti hanno disinnescato, come al solito all’ultimo miglio, il rischio default. Adesso tutte le attenzioni vanno sulla FED e sulla BCE con le decisioni di politica monetaria che impatteranno sull’evoluzione estiva di mercato azionari e obbligazionari che stanno assumendo comportamenti divergenti quanto a probabilità di recessione entro fine 2023. EurUsd ritesta i supporti chiave ed è nuovamente a rischio inversione di tendenza.
Scongiurato lo sfondamento del tetto con un accordo che rimanda al 2025 la pratica, gli Stati Uniti tornano a concentrarsi sulle prossime mosse di una Federal Reserve che potrebbe aumentare i tassi a metà mese come farà sicuramente la BCE. In Eurolandia l’inflazione rallenta oltre le attese e l’euro comincia a scontare uno scenario di politica monetaria meno aggressiva del previsto. Negli Stati Uniti invece l’occupazione accelera.
Il mondo finanziario è con il fiato sospeso per l’evoluzione della delicata questione sul tetto del debito americano. In assenza di aumento del debt ceiling l’America andrebbe in default scatenando una prevedibile volatilità sul mercato e corsa ai beni rifugio. L’accordo ci sarà. probabilmente ma sul fotofinish, ma il rallentamento economico maggiore del previsto in Europa favorisce la forza del dollaro.
La FED potrà guardare con maggiore serenità al meeting di giugno solo se la politica arriverà ad un accordo provvisorio sull’innalzamento del tetto del debito. Powell dovrà concentrarsi sui dati macro in uscita e se non saranno così scadenti appare improbabile un taglio dei tassi entro fine anno. EurUsd si muove infatti in questa direzione scendendo.
La FED può ritenersi soddisfatta per il lavoro svolto finora sull’inflazione scesa ad aprile sotto al 5%, il livello più basso degli ultimi due anni. Continua a tenere banco il tema “debt ceiling” con i Cds per proteggersi dal default Usa in costante aumento. Segnali di rallentamento economico anche in Europa con EurUsd che fatica a sfondare le resistenze di area 1,10 prime di ripiegare.
La FED alza, come previsto, i tassi di interesse. Nella stessa misura ha operato la BCE. Dalla banca centrale americana però non sono arrivate indicazioni circa future mosse e questo lascia pensare che siamo entrati nella lunga fase di decantazione prima del taglio del costo del denaro che sarà affare per il 2024. Diverso l’atteggiamento BCE. Partita in ritardo, terminerà più avanti questo ciclo nel tentativo di far rientrare l’inflazione. Euro sempre più vicino a quota 1,12 contro dollaro.
I due eventi clou della primavera 2023, i meeting della FED e della BCE, si avvicinano e questa settimana determineranno le sorti di EurUsd. Soprattutto in America tengono banco i problemi di alcune banche e la gestione del tetto sul debito. La FED aumenterà per l’ultima volta i tassi prima di un prolungato stop. La Bce andrà avanti. Intanto EurUsd mette di nuovo sotto pressione le resistenze più critiche.
Si avvicinano i due meeting di maggio della FED e della BCE. In due giornate consecutive le banche centrali più importanti al mondo aumenteranno ancora i tassi di interesse seppur con due passi diversi. Ormai il mercato sta prendendo atto che trascorrerà un lungo periodo prima di assistere al taglio nel costo del denaro. Intanto l’euro riprova, senza successo, l’assalto alle resistenze di 1,10.
Il dato di inflazione americano sta mostrando un raffreddamento, ma non ancora un incendio spento definitivamente. Soprattutto il dato core dei prezzi al consumo si mantiene elevato e sopra i tassi ufficiali, costringendo la FED a predicare prudenza nel valutare tagli nel costo del denaro. In Europa, intanto, l’euro forte potrebbe rendere più semplice il lavoro di una BCE che comincerà nella prossima riunione a rallentare il passo sul rialzo dei tassi. EurUsd di nuovo a ridosso delle resistenze cruciali
Mentre il mercato continua a scommettere su almeno due tagli dei tassi di interesse in America entro fine anno la FED, per bocca di alcuni suoi esponenti ribadisce che i tassi reali devono mantenersi in territorio positivo e restrittivo per sconfiggere l’inflazione. Gli indici anticipatori intanto confermano il rallentamento economico, più forte in USA che in Europa. E l’euro ne approfitta per ritestare le resistenze.