La FED tiene in tensione i mercati i quali temono un maxi rialzo dei tassi dopo che il dato sull’inflazione americana ha decisamente deluso le aspettative. Soprattutto l’inflazione core è salito confermando come la strada per piegare la curva è lunga. Europa intanto ancora divisa sulla gestione del caro energia. E il dollaro ne approfitta per riguadagnare terreno.
La BCE alza i tassi di interesse come da previsione permettendo all’euro quanto meno di arginare i ribassi. Ai 75 punti base di settembre se ne aggiungeranno altri 75 nel prossimo meeting dopo che anche la FED avrà agito in tal senso. L’inflazione rimane la bestia da sconfiggere ma rallentamento economico combinato ad aumento dei tassi non sono eventi che piacciono ai mercati.
Torna la tensione sui mercati finanziari dopo che la FED ha mostrato stupore per l’andamento positivo delle piazze azionarie questa estate. Se non era stato compreso il messaggio ora è chiaro. I tassi saliranno e parecchio, fino a quando l’inflazione non sarà stroncata. Intanto l’Europa affronterà incertezze e crisi nel peggiore dei modi. Alzando ancora i tassi di interesse
Powell non intende mollare la presa sui tassi di interesse e da Jackson Hole comunica ai mercati che di ribasso del costo del denaro è ancora molto prematuro parlarne. E così le borse prendono male la notizia come anche l’euro colpito dura da un nuovo rafforzamento del dollaro. In Europa aumentano le preoccupazioni per il caro gas con una recessione che potrebbe essere amplificata dal nuovo rialzo dei tassi di settembre necessario per contrastare l’inflazione.
L’inflazione americana di luglio ha fatto registrare una variazione nulla, abbassando a 8,5% la variazione annua dei prezzi al consumo. Un primo segnale di picco raggiunto che potrebbe essere richiamato da Powell nell’attesissimo simposio di Jackson Hole a fine agosto. Rimbalzo di EurUsd in corso ma ancora senza segnali tecnici di inversione.
Alle tensioni geopolitiche si sono contrapposte la scorsa settimane notizie confortanti sull’economia americana. Il mercato è consapevole che ci sarà la recessione ma forse sarà meno pesante del previsto. L’euro intanto continua a essere debole sullo scetticismo espresso dal mercato circa le future manovre di rialzo dei tassi BCE.
La FED senza indugi riporta il costo del denaro al 2,5% e indifferente a uno scenario di recessione promette nuove strette a settembre. Le borse prendono bene la notizia. La BCE intanto tenta di arginare la speculazione sui paesi periferici introducendo nuove regole di ingaggio che verranno utilizzate da Francoforte per proteggere paesi come l’Italia ora alle prese con le elezioni anticipate e il dopo Draghi.
In Europa non si ferma la crisi del gas. Tra flussi in diminuzione e prezzi in ascesa per la BCE la scelta di alzare i tassi in un contesto recessivo è particolarmente ardua. Intanto l’euro si adegua ad un differenziale di crescita in ulteriore allargamento rispetto agli Stati Uniti avvicinandosi alla parità.
La BCE è in questo momento più osservata dagli analisti della FED. Il motivo è presto detto. I toni hawkins sui tassi da parte degli esponenti della banca centrale americana non sembrano raffreddarsi. Quelli europei invece vivono momenti alternati. EurUsd torna così ad affacciarsi su quei supporti che potrebbe accelerare la corsa verso la parità in caso di violazione ribassista.
La BCE è attesa al varco dei mercati non tanto per il rialzo dei tassi dato per scontato, quanto per le misure di raffreddamento delle tensioni sugli spread tra paesi periferici e core. Intanto in America la recessione appare sempre più vicina con i dati del mercato immobiliare che fanno capire alla FED come i tassi sui mutui in salita verticale stanno rallentando pesantemente un settore fondamentale per il Pil americano.