Powell non intende mollare la presa sui tassi di interesse e da Jackson Hole comunica ai mercati che di ribasso del costo del denaro è ancora molto prematuro parlarne. E così le borse prendono male la notizia come anche l’euro colpito dura da un nuovo rafforzamento del dollaro. In Europa aumentano le preoccupazioni per il caro gas con una recessione che potrebbe essere amplificata dal nuovo rialzo dei tassi di settembre necessario per contrastare l’inflazione.
L’inflazione americana di luglio ha fatto registrare una variazione nulla, abbassando a 8,5% la variazione annua dei prezzi al consumo. Un primo segnale di picco raggiunto che potrebbe essere richiamato da Powell nell’attesissimo simposio di Jackson Hole a fine agosto. Rimbalzo di EurUsd in corso ma ancora senza segnali tecnici di inversione.
Alle tensioni geopolitiche si sono contrapposte la scorsa settimane notizie confortanti sull’economia americana. Il mercato è consapevole che ci sarà la recessione ma forse sarà meno pesante del previsto. L’euro intanto continua a essere debole sullo scetticismo espresso dal mercato circa le future manovre di rialzo dei tassi BCE.
La FED senza indugi riporta il costo del denaro al 2,5% e indifferente a uno scenario di recessione promette nuove strette a settembre. Le borse prendono bene la notizia. La BCE intanto tenta di arginare la speculazione sui paesi periferici introducendo nuove regole di ingaggio che verranno utilizzate da Francoforte per proteggere paesi come l’Italia ora alle prese con le elezioni anticipate e il dopo Draghi.
In Europa non si ferma la crisi del gas. Tra flussi in diminuzione e prezzi in ascesa per la BCE la scelta di alzare i tassi in un contesto recessivo è particolarmente ardua. Intanto l’euro si adegua ad un differenziale di crescita in ulteriore allargamento rispetto agli Stati Uniti avvicinandosi alla parità.
La BCE è in questo momento più osservata dagli analisti della FED. Il motivo è presto detto. I toni hawkins sui tassi da parte degli esponenti della banca centrale americana non sembrano raffreddarsi. Quelli europei invece vivono momenti alternati. EurUsd torna così ad affacciarsi su quei supporti che potrebbe accelerare la corsa verso la parità in caso di violazione ribassista.
La BCE è attesa al varco dei mercati non tanto per il rialzo dei tassi dato per scontato, quanto per le misure di raffreddamento delle tensioni sugli spread tra paesi periferici e core. Intanto in America la recessione appare sempre più vicina con i dati del mercato immobiliare che fanno capire alla FED come i tassi sui mutui in salita verticale stanno rallentando pesantemente un settore fondamentale per il Pil americano.
La BCE fa un passo indietro nella settimana in cui la FED alza i tassi di 75 punti base, il rialzo più forte dal 1994. Non finirà qui come ha anticipato Powell, con la lotta all’inflazione che sarà rapida e costosa per l’economia. La Lagarde intanto si accorge che la BCE ha omesso colpevolmente qualche dettaglio in più su come evitare la frammentazione all’interno dell’eurozona e corre ai ripari per frenare gli spread.
La BCE torna protagonista indicando la strada del futuro rialzo dei tassi in Europa. Ai 25 punti base previsti per luglio se ne aggiungeranno altri 25 a settembre con il piano di acquisto titoli che si esaurirà sempre a luglio. Lagarde non ha specificato come avverrà il contenimento degli spread periferici vs core e questo non è piaciuto al mercato che ha venduto euro. Intanto dall’America si alzano i rumors di un prossimo aumento dei tassi da 75 punti base.
La FED apre ad una pausa a settembre nel processo di rialzo del costo del denaro mentre la BCE tira dritto e a luglio piazzerà il suo primo aumento. Gli effetti collaterali di questa scelta di progressivo Quantitative Tightening non si sono fatte attendere con gli spread sui periferici europei come Italia e Spagna esplosi. Un problema che rischia di frenare il rimbalzo dell’euro