L’Europa si avvicina a grandi passi al delicato evento elettorale francese, un appuntamento nel quale i partiti sovranisti potrebbero mettere nell’angolo Macron. L’euro subisce questa fase di incertezza tra l’altro accompagnata da una FED sempre meno dovish e che guarda per ora mal volentieri a un taglio nei tassi di interesse. EurUsd staziona nella parte medio bassa del trading range in essere da tempo.
L’Europa politicamente ha retto all’urto dei nazionalismi dopo le elezioni parlamentari pur con qualche scossone a livello nazionale (vedi Francia) che sta zavorrando l’euro. Gli Stati Uniti vedono rallentare ancora l’inflazione, ma la Federal Reserve comunica ai mercati che nel 2024 i tagli nei tassi saranno al massimo due rimandando al prossimo biennio manovre espansive. Ancora trading range su EurUsd ma primi supporti sotto pressione
In una settimana avara di dati e volatilità sono emersi due fattori che hanno comunque fatto storcere il naso a chi sperava in un taglio nei tassi su ambo le sponde dell’Atlantico. Crescita ancora vigorosa in USA, inflazione che torna a salire in alcune parti d’Europa. La volatilità su EurUsd rimane ai minimi termini, ma a breve la BCE dovrà rompere gli indugi.
I verbali dell’ultimo meeting della Federal Reserve hanno evidenziato che ancora non è arrivato il momento di tagliare i tassi negli Stati Uniti. I prossimi dati saranno in tal senso decisivi per capire se nel 2024 si attuerà una manovra che invece la BCE sembra pronta a portare avanti già a giugno. Ancora privo di direzionalità EurUsd.
L’inflazione americana mette le ali all’euro che tenta di abbattere le prime resistenze tecniche importanti. Il raffreddamento superiore alle attese nei prezzi al consumo permette alle borse americane di trovare nuovi massimi su attese di taglio nei tassi di interesse anticipate rispetto ai tempi previsti.
Una settimana poco ricca di indicazioni macroeconomiche aspettando i dati sull’inflazione americana. Il mercato si assesta sull’idea che i tassi verranno tagliati da settembre in avanti da parte della FED. La parziale asincronia con la zona Euro, dove il costo del denaro dovrebbe cominciare a ridursi da giugno, ha favorito un rientro di EurUsd verso la parte centrale di un trading range comunque ancora solido.
La FED lascia come da previsione i tassi invariati al 5,5% rallentando al contempo la velocità di riduzione del bilancio della banca centrale. Economia che continua a viaggiare a pieni regimi in abbinata a una bassa disoccupazione e questo non permette all’inflazione di scendere come previsto costringendo la FED a mantenere una politica monetaria restrittiva. Il dollaro si mantiene forte ma non sfonda contro euro che guadagna qualche posizione
Se l’America rallenta l’Europa potrebbe raccogliere il testimone. Questo sembra suggerire l’analisi di un EurUsd che ancora una volta si allontana dai supporti che contano alimentando attese di una riduzione dei differenziali di crescita tra USA ed Eurolandia. Giugno continua a rimanere il mese nel quale gli analisti si aspettano che la BCE scoprirà le carte.
Vanno in direzioni opposte le politiche monetarie di FED e BCE. Powell si mostra più falco di Lagarde e questo spinge tassi USA e biglietto verde a sua volta favorito da un clima geopolitico sempre più teso. Il differenziale di crescita e inflazione attesa tra America e Europa si amplia alimentando flussi a favore di asset americani che però dovranno fare i conto con questi tassi probabilmente per tutto il 2024.
Settimana ricca di eventi quella appena conclusa con la pubblicazione del dato di inflazione americano e la riunione della BCE. Nulla di fatto da Francoforte ma apertura sul taglio dei tassi, mentre l’inflazione americana continua a salire. Soprattutto il dato core ha preoccupato i mercati azionari e obbligazionari. Bene il dollaro anche sull’onda dei venti di guerra.